'D: Quale è la sua definizione di etica professionale?
R: Direi che è il tentativo di usare in modo positivo il proprio arbitrio. Di avere dei criteri meno imperfetti possibili per decidere, portando a casa felicità, il più possibile per sé e per gli altri.
D: Nella sua esperienza, quanto e in che modo contano i valori, personali e aziendali, nel processo motivazionale volto al raggiungimento degli obiettivi di lavoro?
R: Molto direi. Non c’è obiettivo senza agganci ai valori. O meglio gli obiettivi diventano morbidi… Grigi… Evanescenti... e quindi non motivanti.
Devo essere certo di qualcosa per essere disponibile a lottare per esso… Anche se capisco che di questi tempi ci sono poche cose di cui andare sicuri.
D: Quali sono i principi e i valori di riferimento a cui lei si attiene?
R: Sono 3 i punti cardinali che uso per orientarmi. Uno negativo e due positivi.
1. Non recare danno .
2. Sapere che presto o tardi morirò.
3. Lasciare il mondo più pulito, bello, sano ed in ordine di quando l’ho trovato.
Vale per ogni cosa, sia sul lavoro che nella vita personale.
D: Quali risultano più difficili da perseguire nel concreto? Perché?
R: Tutti e tre, non sono semplici, ma solo perché sono ancora molto immaturo.
Confondo il passato con il futuro e mi astraggo dal presente.
Sono convinto che per una persona matura, veramente matura, l’applicazione paghi più di quello che costa e quindi diventi facile. '
Teorie delle decisioni
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Un tentativo di una tassonomia delle teorie delle decisioni. Una, modesta,
bussola, insomma.
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1 mese fa
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