Ma perché sabato mattina ho sorriso a quella impiegata delle poste?
“Raccomandata,
da ritirare tra le 10 e le 11
nei giorni successivi”.
Ed io alle 9,45 di due giorni dopo
varco l’entrata delle poste.
Sorrido, è sabato mattina, sorrido a tutti, c’è un bel sole.
Dico a mio figlio di aspettarmi in auto 2 minuti.
Devo ritirare una busta.
Mi hanno detto di andare li dalle 10 alle 11.
Non ero a casa quando un postino ha fatto il suo lavoro e non mi ha trovato.
Devo,
voglio,
essere gentile,
ho già fatto fare allo Stato un lavoro per niente.
So quanto costa fare lavori per nulla.
Non posso non sentirmi in debito.
Ho spiegato a mio figlio l’importanza della puntualità .
'Meglio tre ore in anticipo che un minuto in ritardo'…
Non è mia.
E’ di Shakespeare.
Poi gli ho spiegato il bene comune,
che se tutti mettiamo del rispetto in un sistema,
il sistema ci rispetta di più.
Troppe cose.
Eccomi qui a sorridere ai tre anziani che aspettano nell’altra coda una pensione,
alla signora che parcheggiava la bici con le borse della spesa
ed un bambino sul seggiolino.
“Buongiorno” dico all’impiegata e presento il foglietto sgualcito.
Il vetro.
Il vetro è spessissimo.
Parlo forte, già così il rapporto nasce male.
Il vetro spesso a difendere che?
Il vetro spesso a difendere cosa?
L’ufficio postale sembra un bazaar…
Vendono di tutto…
Dai biglietti di auguri ai libri per bambini…
Pubblicità di mutui come yogurt, mancano solo gli yogurt veri.
Sorrido ancora.
Si, a questo punto comincio ad avere dei dubbi.
Sono scemo.
L’impiegata accaldata,
stanca,
accigliata,
arrabbiata,
batte sulla tastiera…
Guarda trenta volte il biglietto…
Strano.. Non ci sono più di 10 parole.
Forse sta pensando che io sia un
falsificatore
di avvisi
di raccomandate.
Poi il responso.
“Le abbiamo scritto di venire alle 10”.
Ecco, ma perché sempre a me?
Poi penso che invece è così per tutti.
Taccio.
Mi scuso, faccio notare che mancano dieci minuti alle dieci.
Mi guarda malissimo.
“Se le scriviamo alle dieci è perché c’è un motivo”.
“Quale?” chiedo con una faccia
che deve assomigliare a quella di un macaco.
Si alza e vedo che fruga tra alcune carte, la busta è li.
Si vede da qui.
Non potrebbe essere diversamente.
Se potevo andare anche il giorno prima a ritirare,
non può essere diversamente.
E’ li.
Ma il danno è fatto.
Lei è l’autorità e ha dato il responso.
Non può essere incongruente.
L’autorità non è mai incongruente.
Altrimenti che autorità è.
Un motivo c’è sempre.
“Devono portarcela dall’ufficio centrale”
improvvisa guardando lo schermo del pc
e distogliendomi di dosso lo sguardo.
Accidenti, devo essere dentro
ad un intrigo spionistico internazionale.
L’ufficio centrale…
Me li vedo quelli dell’ufficio centrale
a portare con una valigetta piombata con manetta al polso
la mia busta.
Tra scatoloni di mutui allo yogurt e pubblicità di gratta e vinci postali.
Taccio.
Mio figlio mi aspetta.
Gli ho promesso due minuti.
E’ sabato e la mia priorità è passare tempo con lui.
Non con questa imbecille.
La puntualità è davvero importante.
Esco.
Vado a fare benzina.
“Mi faccia il pieno” chiedo al signore,
avanti con l’età,
che lesto esce dal suo gabbiotto.
“Certo” mi risponde lui sorridendo.
Faccio per prendere il tergivetri che sta vicino al distributore.
“Sta scherzando ?” esclama prendendomelo di mano.
“Oddio, ecco un altro nevrotico insoddisfatto” penso.
“Ci mancherebbe solo che dopo la cortesia di fermarsi
a fare benzina da me
si dovesse anche lavare i vetri da solo,
faccio io”.
E’ un raggio di sole, una illuminazione.
Lo vorrei baciare e fargli baciare mio figlio.
Forse lo vaccinerò contro
la stupidità
di chi fa pagare agli altri
il conto della sua insoddisfazione.
Forse c’è speranza.
Mi frugo le tasche per prendere i soldi.
Ho la cartolina sgualcita, sono le dieci e venti.
Forse quelli dell’ufficio centrale sono arrivati.
Andiamo prima che richiudano.
2 commenti:
Grande Seba..uomo dalle mille risorse....
quante volte capita di pagare sulla propria pelle l'insoddisfazione delle persone...facciamo loro capire quanto è bello sorridere e costa così poco...aiutiamole a sorridere.
Ciao
Non avrei saputo descrivere meglio una mattinata qualunque, di ordinaria follia, alle poste del mio paese.
Leggendolo mi sono catapultata immaginariamente nell'ufficio postale che che abbiamo qui e mi è venuto un dubbio...viviamo nello stesso posto??
Niente di più vero che tutto il mondo è paese.
Complimenti per l'ironia con cui vedi il mondo.
Emma Maria Corme
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