Il mio Blog e il mio sito diventano una sola cosa...www.sebastianozanolli.com

Ciao....il mio blog ed il mio sito diventano una sola cosa.

Da oggi, 17 Settembre 2009,

www.sebastianozanolli.com raccoglie tutto. Opinioni, spunti, strumenti, commenti, dati e date, appuntamenti, foto, files...

Insomma...questo blog che mi ha dato tanti amici e soddisfazioni cambia indirizzo....ma non cambia anima.

Ci mancherebbe...

Grazie per l'affetto. Davvero.

Sebastiano

domenica 28 giugno 2009

Oggi ho incontrato tre persone...


Oggi sono stato fortunato come al solito.


Oggi ho incontrato Jenny.
Jenny che trema quando ti parla dall’incerto dei suoi venticinque anni e niente diploma..
Jenny che dopo tante rogne ha trovato il coraggio di rimettere tutto in discussione.
Jenny che cerca di trovare il suo posto nel mondo e si dimette da un posto di lavoro che non le dà nulla se non la psoriasi e un gonfiore addominale.
Mi dice che nessuno le ha insegnato nulla.
Che non sapeva che avrebbe trovato gente di traverso, colleghe invidiose della sua bella figura, capi sbattuti dalla crisi e poco sensibili alla sua necessità di trovare un perché al lavoro, alla fatica, alla responsabilità.
Non ha avuto maestri Jenny.
Non ha avuto avvertimenti.
E così oggi ha raccolto il coraggio a quattromani e ha detto addio al posto fisso.
Il cuore e la pancia le dicevano che non era il suo.
Jenny studia la sera, lavora il fine settimana in palestra e al bar per avere un piano B che le salvi la dignità.
Jenny non si lamenta se non per il fatto di non essere ancora preparata ad affrontare il mondo che è come è.
Mi sorride dolce mentre mi dice che adesso si sente forte e che non ha più la psoriasi.
Buon segno.
Io sorrido dentro e fuori e, oltre ai pochi piccoli consigli che le posso dare, prego per lei.
Che ha fatto una scelta dura ma giusta che non so se potrà sopportare sul breve.
Oggi ho incontrato Alberto…o meglio Abdullah in arabo…un uomo nato in Marocco.
Che vive in Italia da tanti anni.
Abdullah è un imprenditore.
Bravo come tanti imprenditori italiani ma con un paio di zavorre.
Il colore della pelle.
L’accento francese.
Un italiano non perfetto e misto a tante parole di veneto.
Mi racconta dei suoi progetti, degli acquisti, delle vendite.
Dei suoi figli nati qui e che ora a diciotto anni non ne vogliono sapere di andare in vacanza in Marocco.
Gli hanno detto che loro non sono marocchini, che non parlano arabo e che lì sono troppo indietro per capirli.
Abdullah sorride mite.
Ha dovuto diventare mite e dà del lei a tutti, ostinatamente, anche dopo vent’anni che ti conosce.
Anche se sei un bambino di otto anni, Abdullah ti da del lei.
Ha capito che qui parte da sotto la media.
Abdullah ha sempre i soldi in contanti pronti.
La prova che lui è affidabile.
Che è responsabile.
Altro che pagamenti a 240 giorni fine mese.
Abdullah per essere solo ascoltato deve sempre pagare tutto prima e prima di tutti.
Abdullah lo fà sorridendo.
Lui non può essere triste altrimenti la gente si insospettisce.
Oggi ho incontrato Graziano.
Graziano mi ha chiesto di trovargli un lavoro come vuole lui.
Io non ho un lavoro per Graziano come vuole lui.
Ho sparso la voce ma i tempi richiedono tempo, più di quello che si chiedeva un tempo.
Graziano si è arrabbiato con me.
Si è arrabbiato con i miei libri.
Si è arrabbiato con gli “ottimisti di merda” che parlano così perché stanno bene.
Graziano mi ha augurato un sacco di brutte cose.
Graziano rimane senza lavoro ma con un grosso peso sull’anima e sullo stomaco.
Non ho risposto.
Non ho risposte da supermercato purtroppo.
Nessuno ha risposte pret-a-porter per rispondere ad un problema che nasce da dentro il cervello.
Io a Graziano ho sorriso.
Ho sorriso a Jenny ad Abdullah e poi ho sorriso a Graziano.
Non potevo fare diversamente.
Anzi, forse è proprio la situazione che aveva più bisogno di un sorriso.
Non ho nulla da dire a Graziano purtroppo.
Non ho nulla che possa farlo stare meglio.
Graziano ha già deciso e sono troppo vecchio per non sapere che per chi ha già deciso non si può fare nulla.
Nessuno può fare nulla .
Forse conoscere Jenny.
Forse lavorare con Abdullah.
Forse proprio niente potrà aiutarlo, nemmeno sé stesso se prima non accetterà il fatto che il mondo ti ritorna ciò che gli dai.
Oggi ho conosciuto tre persone e forse erano solo gli specchi di una sola.
Come sempre c’è tanto da imparare.
Più di quanto ci sia da insegnare
.
Un'altra giornata vera.

giovedì 25 giugno 2009

Sei invitato Venerdì 3 Luglio 2009 alle ore 19.00....




Presentazione del volume:
Diego Morlin
TRACCE DI UN ARCHITETTO

Alla serata parteciperanno:
Alberto Brazzale - Editore
Sebastiano Zanolli - Manager e scrittore
Amerigo Restucci - Università IUAV di Venezia
La serata sarà coordinata da Bruno Cera, giornalista del Gazzettino.
Al termine della presentazione ci sarà un piccolo buffet.

L'arch. Diego Morlin al termine di un ciclo di esperienze di ricerca e progettuali, rivolte alla scoperta di nuovi linguaggi architettonici e sviluppo di soluzioni eco compatibili, ha ritenuto opportuno raccogliere idee, progetti, proposte, concorsi, in un volume di 180 pagine.
Nello specifico trattasi di 18 progetti ideati e "realizzati" dal 2005 al 2009, illustrati dal loro stato embrionale, con appunti e schizzi, passando attraverso i modellini tridimensionali e rendering sino a giungere allo stato esecutivo ed alla conseguente realizzazione.
I testi sono curati dal Dott. Sebastiano Zanolli e dal Prof. Amerigo Restucci..

mercoledì 24 giugno 2009

Da :www.hcp34.it


Strumenti per fare la grande differenza, del libro di Sebastiano Zanolli, manager carismatico e brillante scrittore, posso solamente scriverne bene. E per tanti motivi. Mi è piaciuto il suo approccio professionale, dove i sentimenti non sono annientati. Apprezzo il suo realismo ed il modo concreto con cui interpreta le evoluzioni della vita. Ammiro l'idea di condividere teorie gestionali efficaci, di valore perché sono state sperimentate dallo stesso autore....continua http://www.hcp34.it/?p=660

venerdì 12 giugno 2009

Sebastiano Ringrazia Formaper.it e Peopledirections.com


Ricevo, ringrazio e pubblico molto volentieri!


"Carissimo Sebastiano,
alcune settimane orsono abbiamo concluso un percorso formativo in azienda, con la collaborazione e sostegno di Formaper
www.formaper.it.
Pieralda Passione ci ha aiutato a realizzare dei moduli formativi mirati sul marketing relazionale.
E’ stato così che abbiamo inserito il tuo testo "Io, società a responsabilità illimitata" tra i testi di riferimenti.
La foto che ti allego, è di alcune colleghe a fine corso è una piccola testimonianza.
Grazie di cuore a te per quanto hai scritto e per la tua disponibilità e Formaper per la professionalità ed umanità.
Un caro abbraccio
Federica Fornelli
Marketing Manager

giovedì 4 giugno 2009

Come deve andare...


Non so voi ma quando succedono certe cose divento malinconico e mi guardo indietro alla ricerca di agganci, appigli, prati su cui riposare.
E’ morto Giovanni.
Giovane per morire.
Giovane per morire male.
Giovane per sapere di doversene andare.
Giovanni, bambino con me.
Nelle foto in bianco e nero, l’unico che sta guardando altrove senza fissare con lo sguardo il severissimo fotografo che ci fa stare seri ed impettiti come piccoli gessetti sdentati.
Giovanni non ha avuto la vita facile.
Certo no.
Un po’ perché và così un po’ perché te lo scegli tu.
Un po’ perché anche gli anni ’70 hanno avuto il loro precari dell’anima e del portafogli.
Giovanni non aveva una vita facile:
Lo si capiva dalla giacchina nera sbrindellata che aveva già scelto una strada differente.
Da tutte quelle sgualciture sugli angoli dei libri che tanti di noi trattavano religiosamente con fossero il Santissimo Sacramento.
Lui no.
Giovanni in caduta già dal quel sonno stanco che lo colpiva e da una certa rassegnazione negli occhi spesso tristi.
Giovanni non era peggio né meglio.
Era un figlio del mondo. Come me. Come tanti.
Poi gli amici alcuni buoni, altri meno. Come tanti.
Appena ti distrai vincono quelli meno buoni.
Dovresti essere stato più veloce a capire Giovanni.
Ma non ti piaceva aspettare, non ci vedevi il senso. E nessuno riusciva a fartelo vedere.
Poi tutto quello che ti premia a breve e ti ruba l’anima a lungo.
Il Bar come famiglia.
Il pusher come amico.
Sempre più lontano da tutto.
Sempre più vicino al niente.
Poi la malattia guadagnata, come si guadagnano i premi dal benzinaio a forza di fare i pieni.
Malattia sempre più cupa, sempre più triste.
Tu sempre più solo.
Ed eccoci qui, con un vecchio catorcio a portarti via nella cassa di abete, che in fin dei conti costa meno.
E mi chiedo perché non è andata meglio di così?
Dove stava il punto di non ritorno?
Perché qui non c’è nessuno che sorrida, magari mestamente, ma che almeno sorrida, come quando si sa che sei andato a stare meglio di prima.
E perchè siamo in quattro gatti dispersi e staccati a vedere che te ne vai?
No certo non è una festa, ma dovrebbe essere meglio di così.
Sono arrabbiato.
Arrabbiato con gli uomini, che si permettono di buttare via quel po’ di divino che abbiamo dentro.
Di nasconderlo così bene da poi bestemmiare perché non lo trovano
E che ora te ne stai andando con il catorcio e la cassa d’abete mi prudono le mani.
Senza nemmeno lasciare un segno, una lezione, una cicatrice con cui tenere a mente che la vita dà quello che chiedi.
Ma forse sono anche arrabbiato con te Giovanni.
Con te che mi hai offerto di fumare quando ero un bambino troppo piccolo per capire che non c’è fretta nel diventare grandi se diventare grandi significa sbattersi tutto il giorno per un pezzo di fumo marcio.
Con te che hai deciso che era una figata farsi di nascosto dietro il campo parrocchiale mentre gli altri sudavano in interminabili partite di calcio.
Con te che mi dicevi che ero troppo serio e mi facevi sentire un imbecille perché studiavo.
Con te che hai preso a calci il tuo fegato fino a fartelo venire fuori vomitando.
E non ti ho visto mai felice.
E non hai mai riso di gusto.
E questo mi fa arrabbiare.
Arrabbiare anche con me.
Già , perché dovevo essere più forte.
Più duro o tenero o convincente.
Dovevo venderti qualcosa che mi sembrava giusto e non lasciarti vendere a me,a te, la paccottiglia adolescenziale che sembrava rivolta ma era solo pigrizia mentale condita di niente.
Dovevo alzarmi diritto sulla schiena perchè ti aggrappassi anche tu.
Ma chissà poi se tu lo volevi davvero o avevi già deciso.
Se cercavi una fine che sembra eroica ma che è solo triste e che lascia tutti senza un pezzo e le onoranze funebri con un po’ di fatturato in più.
E forse tutto va come deve andare.
Dove…deve andare.
Si, forse qualcuno avrà anche un po’ di responsabilità ma non posso non pensare a quante volte hai avuto la possibilità di cambiare via, di cambiare amici, di dire no alla sfiga.
Di smettere di sfottere Luca perché la mamma lo faceva vestire tanto e non lo lasciava giocare a pallone perché non si ammalasse.
Anche lui aveva le sue rogne.
Anche lui era un figlio del mondo.
E anche lui voleva dire si o no, da solo.
Senza mamma, senza me, senza te.
Si Giovanni.
Hai ragione.
Non si parla male dei morti, ma visto che mi senti magari puoi aiutarmi a fare qualcosa.
Fai sentire che si può fare altrimenti.
Che nascere con dei guai non è una condanna ma solo una condizione. Triste, ma sempre e solo una condizione.
Che la sfiga è prima di tutto una compagna che si sceglie.
Una amante di lusso che mantieni.
E che una volta viziata non ti lascia più e ti chiede conti sempre più grandi.
Faglielo apparire in sonno ai ragazzini di oggi che è più facile dire subito di si che dire di no, ma che è più difficile vivere con le conseguenze di quei si che con le conseguenze di quei no.
Diglielo con il vento e con le foglie degli alberi che la vita è piena di stronzi che godono di immergerti nella loro fogna per stare meno soli ma che c’è anche gente che ti lascia fare la doccia a spese loro, così, solo per darti una mano.
Che chi frequenti è scelta tua.
Che sputare il fegato in fin di vita davanti a due infermieri che aspettano di smontare dal turno e che nemmeno sanno come ti chiami non ha niente di glorioso e non ti fa sentire una rockstar.
Ti guardo andare via e sto male, perché è un altro pezzetto del mio mondo che se ne va con te.
Proprio come deve andare.
Avrei voluto tutto un altro mondo quando guardavo”Avventura” alla tivù da bambino.
Quando ascoltavo Tito Stagno, così bravo, così serio, così capace, immaginavo che avrei risolto i problemi di tutti.
Non era così scontato.
Per questo provo e riprovo.
Non ho risolto il tuo Giovanni.
Non lo hai risolto tu.
Una lezione per ripartire.
Fino all’ultimo.
Fai un buon viaggio.
Ci vediamo di sicuro.

Il video di presentazione di "Io, societa' a responsabilita' illimitata"

Un Video che vale : Last lecture di randy Pausch

- "Ogni ostacolo, ogni muro di mattoni, è lì per un motivo preciso. Non è lì per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo. I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno abbastanza voglia di superarlo. Sono lì per fermare gli altri".