Il mio Blog e il mio sito diventano una sola cosa...www.sebastianozanolli.com

Ciao....il mio blog ed il mio sito diventano una sola cosa.

Da oggi, 17 Settembre 2009,

www.sebastianozanolli.com raccoglie tutto. Opinioni, spunti, strumenti, commenti, dati e date, appuntamenti, foto, files...

Insomma...questo blog che mi ha dato tanti amici e soddisfazioni cambia indirizzo....ma non cambia anima.

Ci mancherebbe...

Grazie per l'affetto. Davvero.

Sebastiano

venerdì 30 gennaio 2009

Cosa possiamo fare...


Diveniamo ciò a cui pensiamo per la maggior parte del tempo e ugualmente attiriamo a noi le situazioni, le persone e tutto ciò che serve per realizzare ciò che vogliamo.
Molti parlano di questo fenomeno come della “legge dell’attrazione”.
Che però funziona in tutti i sensi.

Attiriamo ciò che serve a far andare male le cose quando il nostro pensiero si focalizza in modo continuo su concetti negativi o distruttivi.

Come dico spesso, non vi chiedo di credermi, vi chiedo di provare.
Oppure di osservare com’è stata finora la vostra esistenza.
Cos’avete pensato in modo costante finora?
Cosa o chi avete attirato?
Provate a cambiare l’oggetto dei vostri pensieri.

Meditate, riflettete, spostate l’attenzione su ciò che realmente volete e desiderate.

Parlate di questo, ditelo in giro, discutetene.
Ma soprattutto, credeteci.

Non esiste nessun’altra possibilità al di fuori di ciò in cui crederete.
Non esistono altre realtà al di fuori di quelle in cui riporrete fede.

giovedì 29 gennaio 2009

Il Fattore Fred...un libro coerente con il post di ieri....


Il "fattore Fred"Autore: Mark Sanborn.


Fred è un postino che sa rendere speciale il suo lavoro e in questo libro Sanborn ci spiega come sia possibile trasformare la cosa più semplice in qualcosa di speciale.



mercoledì 28 gennaio 2009

C'è una persona che ha creato questo blog.

C'è una persona che ha creato e curato questo blog.
Una persona fenomenale.
Una persona che spero abbia davvero tutto il meglio.
Si chiama Tatiana e volevo finalmente ringraziarla per essere come è.

Grazie Tatiana.

Ma perché sabato mattina ho sorriso a quella impiegata delle poste?


Ma perché sabato mattina ho sorriso a quella impiegata delle poste?
Il foglietto giallo sgualcito trovato nella cassetta delle lettere diceva: “raccomandata, da ritirare tra le 10 e le 11 nei giorni successivi”.
Ed io alle 9,45 di due giorni dopo varco l’entrata delle poste.
Sorrido, è sabato mattina, sorrido a tutti, c’è un bel sole.
Dico a mio figlio di aspettarmi in auto 2 minuti.
Devo ritirare una busta.
Mi hanno detto di andare li dalle 10 alle 11.
Non ero a casa quando un postino ha fatto il suo lavoro e non mi ha trovato.
Devo, voglio, essere gentile, gli ho già fatto fare allo Stato un lavoro per niente.
So quanto costa fare lavori per nulla.
Non posso non sentirmi in in debito.
Ho spiegato a mio figlio l’importanza della puntualità .
Meglio tre ore in anticipo che un minuto in ritardo…non è mia. E’ di Shakespeare.
Poi gli ho spiegato il bene comune, che se tutti mettiamo del rispetto in un sistema il sistema ci rispetta di più.
Troppe cose.
Eccomi qui a sorridere ai tre anziani che aspettano nell’altra coda una pensione:
Alla signora che parcheggiava la bici con un le borse della spesa ed un bambino sul seggiolino.
“Buongiorno” dico all’impiegata e presento il foglietto sgualcito.
Il vetro.
Il vetro è spessissimo.
Parlo forte, già così il rapporto nasce male.
Il vetro spesso a difendere che?
Il vetro spesso a difendere cosa?
L’ufficio postale sembra un bazar…vendono i tutto…dai biglietti di auguri ai libri
per bambini…pubblicità di mutui come yogurt, mancano solo gli yogurt veri.
Sorrido ancora.

Si, a questo punto comincio ad avere dei dubbi.
Sono scemo.
L’impiegata, accaldata, stanca, accigliata, arrabbiata batte sulla tastiera…guarda trenta volte il biglietto…
Strano..non ci sono più di 10 parole.
Forse sta pensando che io sia un falsificatore di avvisi di raccomandate.
Poi il responso.
“Le abbiamo scritto di venire alle 10”.
Ecco, ma perché sempre a me?
Poi penso che invece è così per tutti.
Taccio. Mi scuso, faccio notare che mancano dieci minuti alle dieci
Mi guarda malissimo.
“Se le scriviamo alle dieci è perché c’è un motivo”.
“Quale?” chiedo con una faccia che deve assomigliare a quella di un macaco.
Si alza e vedo che fruga tra alcune carte, la busta è li.
Si vede da qui.
Non potrebbe essere diversamente.
Se potevo andare anche il giorno prima a ritirare, non può essere diversamente.
E’ li.
Ma il danno è fatto.
Lei è l’autorità e ha dato il responso.
Non può essereincongruente.
L’autorità non è mai incongruente.
Altrimenti che autorità è.
Un motivo c’è sempre.
“Devono portarcela dall’ufficio centrale” improvvisa guardando lo schermo del pc e distogliendomi di dosso lo sguardo.
Accidenti, devo essere dentro ad un intrigo spionistico internazionale.
L’ufficio centrale…
Me li vedo quelli dell’ufficio centrale a portare con una valigetta piombata con manetta al polso la mia busta.
Tra scatoloni di mutui allo yogurt e pubblicità di gratta e vinci postali.
Taccio.
Mio figlio mi aspetta.
Gli ho promesso due minuti.E’ sabato e la mia priorità è passare tempo con lui.
Non con questa imbecille.
La puntualità è davvero importante.
Esco.
Vado a fare benzina.
“Mi faccia il pieno”, chiedo al signore avanti con l’età che lesto esce dal suo gabbiotto.
“Certo” , mi risponde lui sorridendo.
Faccio per prendere il tergivetri che sta vicino al distributore.
“Sta scherzando ?” esclama prendendomelo di mano.
“Oddio, ecco un altro nevrotico insoddisfatto”, penso.
“Ci mancherebbe solo che dopo la cortesia di fermarsi a fare benzina da me si dovesse anche lavare i vetri da solo, faccio io”.
E’ un raggio di sole, una illuminazione.
Lo vorrei baciare e fargli baciare mio figlio.
Forse lo vaccinerò contro la stupidità di chi fa pagare agli altri il conto della sua insoddisfazione.
Forse c’è speranza.
Mi frugo le tasche per prendere i soldi.
Ho la cartolina sgualcita, sono le dieci e venti.
Forse quelli dell’ufficio centrale sono arrivati.
Andiamo prima che ric
hiudano.

domenica 25 gennaio 2009

Una legge per i distretti di P.Nicoletti - Introduzione e Conclusione di Sebastiano Zanolli























Pierantonio è stato davvero gentile.

Mi ha chiesto una prefazione al suo libro.

Non è la prima volta che lo faccio ma questa volta mi ha fatto davvero piacere.


Primo perché Pierantonio ha una reale passione per ciò che scrive e come diceva Balzac :
“ le passioni non fanno mai calcoli sbagliati”.


Secondo perché anche io sono un figlio ribelle e prodigo di quei distretti che Pierantonio si accanisce a difendere e spronare.

Non posso aggiungere materiale a quanto troverete più avanti. La materia è densa è profonda e non vi mancheranno riflessioni, dati, suggerimenti e buone pratiche. Quello che posso provare a fare e scrivere è piuttosto una scivolata sul ghiaccio dei comportamenti umani.
Parametrare individualismo e cooperazione e scoprire che molte cose non sono più uguali sotto il sole del mercato totale.

Non so se avete sentito parlare dell’ «Ultimatum Game».

E’ un gioco di economia e di comportamento.

Sebastiano vien consegnata una somma di denaro.
Sebastiano deve dividere il tutto con Pierantonio e quindi deve fare una proposta di spartizione a quest’ultimo.

Se Pierantonio accetta, tutto bene, ma se rifiuta entrambi perdono tutto.

Sapete come finisce di solito?
Tutti gli esperimenti eseguiti indicano che quando i Sebastiani offrono meno del 25 per cento, i Pierantoni la rifiutano quasi sempre.
Cioè Pierantonio, anche a costo di non guadagnare punisce Sebastiano, se gli sembra che la spartizione sia “ingiusta”.
Gli economisti nominano questo comportamento «punizione altruistica».
Chi la fa perde ma da una lezione di altruismo e cooperazione a chi è troppo egoista.
Se si continua, cambiando i giocatori, si vede che gli Sebastiani penalizzati imparano la lezione e offrono di più.
L`Ultimatum Game ci mostra il fondamento della cooperazione sociale.
Come anche il meccanismo della reputazione.
Se la cultura maggioritaria premia i comportamenti altruistici si sviluppa una spinta forte che incoraggia la cooperazione.
D’altra parte sappiamo che anche la presenza di poche persone troppo individualiste che approfittino della situazione distruggono il funzionamento virtuoso della cooperazione.
E’ opinione degli economisti sperimentali che se non viene praticata la “punizione altruistica”, la sola evoluzione culturale non è in grado di generare la cooperazione nei grandi gruppi.
Visto che non si tratta di punizioni in senso stretto ma soprattutto di rimprovero sociale benvenga il libro di Nicoletti.
E’ un passo importante per distinguere chi coopera da chi non lo fa .
Per dire che il benessere di ognuno passa per il benessere di tutti…quelli che partecipano e non delegano.
Il principio della responsabilità individuale appare qui in tutta la sua statura ed importanza.
Che implica il buon bilanciamento di libertà e responsabilità d’uso.
Sturzo diceva che i concetti si co-appertengono.
Ed infatti il binomio libertà-responsabilità assume un'importanza decisiva per chi vuole affrontare le sfide imprenditoriali del giorno d’oggi.
Responsabilità è un vocabolo intercambiabile con equilibrio e realismo. Ciò permette di vedere con sufficiente chiarezza quel che va fatto e quello che, invece, non si deve fare.

Ne saremo capaci? Le aziende, possono, se vogliono, dare il “LA” allo sviluppo di una visione prima locale e poi globale. Chiedendo a tutti gli attori di fare crescere il sistema prima e all’interno creare profitto.
L'azienda singola si assicura i vantaggi nati da questa crescita.
Non importa se il sistema è determinato geograficamente o produttivamente quello che conta è che si è accettato di sostituire in tutto o in parte un modello competitivo con uno collaborativo.
I vantaggi della collaborazione poi derivano dal superiore livello di comunicazione tra fornitori e clienti, ma non solo.
Tanto per citare alcuni punti di facile comprensione: la maggiore capacità commerciale e di comunicazione verso il pubblico ed i consumatori e clienti; la moltiplicata capacità contrattuale nel nella negoziazione con enti ed organizzazione esterne; la gestione ridotta di scorte di magazzino e la velocizzazione degli incorsi di lavoro delle commesse; le partnership su ricerca e innovazione.
I distretti hanno bisogno di una creazione di canali di scambio e di nuovi meccanismi di acquisizione di nuove conoscenze.
E questo significa prima di tutto aprirsi senza la sicurezza di una contropartita immediata.
Serve un approccio disinibito a nuovi partners internazionali.
Approccio in entrata ed in uscita.
Ma non vi sono garanzie di sorta. Non vi sono mai state nemmeno prima.
Abbiamo solo avuto un lungo periodo di vacche grasse in cui il rischio ha sonnecchiato e noi abbiamo scambiato questo periodo con l’eternità. Ora è tornato per rimanere.
Aprirsi verso l'esterno è inevitabile per innescare un'evoluzione.

Il testo della Finanziaria 2006 recita che i distretti sono “libere aggregazioni di imprese articolate sul piano territoriale e sul piano funzionale, con l’obbiettivo di accrescere lo sviluppo delle aree e dei settori di riferimento ...”

Già di per sé contiene dei semi positivi che indicano crescita e sviluppo ma semi che hanno bisogno di un terreno adatto.
Libere aggregazioni.
Espressioni di volontà.
Comprensione che il bene comune non è l’opposto di sviluppo personale.
Il singolo imprenditore deve addossarsi la responsabilità delle creazione di un futuro migliore per sé e per gli altri.
Ed anche per le generazioni future perché è dove avverrà la sua opera ed è anche un mezzo attraverso cui avverrà la sua opera.
Ma da solo non potrà essere efficace nel turbine economico odierno. L’imprenditore molto spesso presenta infatti uno spiccato spirito individualista ed accentra in sé tutte le funzioni aziendali.
Norberto Bobbio, diceva: “La democrazia vive di buone leggi e di buoni costumi” e io oserei dire la stessa cosa per i Distretti.
Buone leggi e anche buone modalità comportamentali. Nel testo di Nicoletti vedrete le prime.
C’è bisogno anche delle seconde.
C’è bisogno dell’io di imprenditori che collaborano per costruire obiettivi comuni e realtà a volte diverse e a volte uguali. Ma c’è bisogno del noi. Quello vero. Quello originale Il tuttofare nostrano quando si incontra il globale muore schiacciato dalle pressioni dei giganti affamati. Serve allora un uomo differente, capace di reale novità e in alcuni casi di un ritorno al passato.

Quando la collaborazione era sinonimo di sopravvivenza.

E l’egoismo sterile comportamento destinato a perire con il suo proprietario alla prima carestia. Non siamo agli inizi di un nuovo medioevo, questo senz’altro no, ma la situazione è nuova, ed il nuovo porta pericoli ed opportunità, in egual misura.
Qualcuno si è dato da fare per preparare strumenti utili a cadere dalla parte più buona.
Qualcuno si è dato da fare per renderli fruibili ed accessibili.

Qualcuno si è dato da fare per portarli a conoscenza di tutti.
Beh, c’è gente di buona volontà…
apriamogli la porta.

Buona lettura e soprattutto buona azione.

SEBASTIANO DA N.Y.C.

Ecco alcune foto di Sebastiano da New York.

NEW YORK CITY 2009

martedì 20 gennaio 2009

SEBASTIANO DA LOS ANGELES ... PENSA E RIPENSA

Qui è l'America.
Qui tutto è grande.
Immenso.
Ma è una cosa che si sa.
Il pick up modello F della Ford è l'auto più venduta in USA.
Un mostro gigantesco.
Bellissimo e che mi piace tanto.
Ma gigantesco e che consuma come una corriera.
La media di persone che viaggia su un auto è 1.
A Los Angeles ti fanno correre su una corsia preferenziale se viaggi almeno in 2.
Un premio se hai un passeggero.
Eviti il traffico.
Che c'è sempre.
E nonostante questo nessuno, o quasi, occupa queste corsie.
E' tutto grande.
La prima colazione.
Il bicchiere dell'acqua ghiacciata.
I poliziotti.
Tutto grande.
E io, italiano, abituato a bere un espresso come colazione
mi sento un pò fuori luogo
con un bagel da 5 etti pieno di formaggio alle sette di mattina.
Ma l'enorme e la incongruenza con la sobrietà
che da poco ho visto nel monastero Benedettino di Praglia,
vicino a Padova, mi scuote come una doccia fredda dopo la sauna.

Ma dove sta la cosa giusta?

Sempre di più fuori o sempre di più dentro?

Crescere di peso fisico o morale?

In tivu ci sono 3 tipi di pubblicità.

Cibo.

Assicurazioni.

Medicinali.

Stop.

Tutti e tre i messaggi mostrano persone
che dopo l'esperienza di acquisto diventano serene
e si godono la vita.
Ma io, qui, quella vita non la vedo mica tanto diffusa.
Li vedo poco centrati.
Sempre a cercare una soluzione esterna al problema dell'esistenza.
Appunto...

Cibo.

Assicurazioni.

Medicinali.

I dentisti si rifiutano di farti una pulizia dentale
se non ti fai dare l'anestesia perchè sennò puoi citarlii.
Le palestre scrivono sui tapis roulant che fare attività fisica
può provocare la morte e non solo ( giuro...scrivono così)
e lo non possono essere chiamati a rispondere.
Ogni cosa, meccanismo, congegno, passaggio pedonale...
ha cartelli che declinano la responsabilità.

E qui basta una patente per comprare un AK 47...

Strano posto questo.

Dei confini invisibili separano quartieri, razze, esistenze.
Portafogli.
L'integrazione non c'è.
I neri mangiano cibi che gli ispanici non toccano ed ascoltano musica
che i bianchi nemmeno sanno esista.
E viceversa.
Non si toccano.
Ma hanno un governatore austriaco ex culturista ed attore
ed un presidente dal kenia.
Tutti ti chiamano Sir o Madam, ma se appoggi la schiena ad un muro privato arriva la polizia e ti ammanetta prima di cominciare a parlare.
Di buono questo posto ha che ti lascia essere.
Ma proprio ti lascia essere tutto il meglio che sei.
E se fai giusto...
il piatto è tuo.
Di cattivo questo posto ha che ti lascia essere.
Ma proprio ti lascia essere tutto il peggio che sei.
E se sbagli...
paghi tutto e in genere caro.
Chissà come sarebbe farlo da noi.
E ho un sentimento forte che mi dice che non resterà
una domanda senza risposta.

Il conto sta arrivando.

Faremo bene a frugarci le tasche fino in fondo.

Mica mi vedo così centrato nemmeno io.

mercoledì 14 gennaio 2009

OFFERTE DELLA SERATA A VALDAGNO PER WWW.OPERATIONSMILE.IT

Ecco i dati della ricevuta di versamento delle offerte raccolte
nella serata di Valdagno per www.operationsmile.it .
Grazie a chi ha contribuito,
Sebastiano


Gentile cliente,Le inviamo la ricevuta di pagamento a seguito della Sua disposizione n. 6718281 del 11/01/2009
Tipo di pagamento: Bonifico
Conto di origine xxx
Conto del beneficiario
Cognome e Nome: Zanolli Sebastiano
IBAN: ITxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Importo pagamento: 80 €
Data valuta di accredito: 15/01/2009
Data operazione: 11/01/2009CRO: 28948051802

Descrizione: DONAZIONE 9 GENNAIO 2008

Cognome e Nome: Fondazione Operation Smile Italia Onlus

Banca: BANCA POPOLARE DELL'EMILIA ROMAGNA

Filiale: SUCCURSALE "C" DI RO

IBAN: IT37U0538703203000001256536

ABI: -CAB: -Conto: -

www.operationsmile.it


martedì 13 gennaio 2009

A VALDAGNO MI HANNO CHIESTO DI RIPUBBLICARLO

ALLE 10 HO UN APPUNTAMENTO

Ufficio sanitario.
Viaggiatori internazionali.
Vaccinazioni consigliate per viaggiare in estremo
oriente.

Un po’ buffa questa dicitura,
un po’ demodè, penso tra me e me,
mentre, nel parcheggio del distretto sanitario,
inserisco l’allarme dell’auto alle 9,30.

Sotto naja ho fatto il carabiniere
e da allora il mio orologio biologico
è sempre puntato 15 minuti prima.
Una vita di anticipi sui ritardi di altri.

“Viaggiatori internazionali”
Immagino di essere sulla piattaforma dell’Enterprise
e che il signor Spok mi fulmini con un pizzicotto sulla spalla.
Come saranno fatti questi viaggiatori internazionali?
Saranno poi diversi da tutti quei viaggiatori internazionali
che si succhiano i viaggi nel canale di Otranto ?
O da quelli che gestiscono il ristorante cinese
dove vado di solito?

Insomma come al solito mi perdo in pensieri atipici
ma sono pieno di fiducia.

9.32

Entro nell’edificio color crema dove fanno bella mostra
questi infissi in metallo anodizzato brunito
che hanno forse salutato la catena di produzione nel ’70.
Rivera giocava in nazionale con Riva,
Benetti terzino.
Non si suona, non si bussa, non si chiede.
Più semplicemente si entra e non c’è nessuno.
A destra, in un ufficio tenuto su da manifesti sbiaditi
sul pericolo della salmonella
e pile di faldoni
e plichi
che sembrano avere come unica speranza
per rivedere la luce
“Chi l’ha visto?”
o il pagamento di un riscatto,
non c’è proprio nessuno.
Anche se intuisco tra i mille fogli,
cartelli e post-it
che proprio lì dovrebbe essere
la portineria o qualcosa di simile.
A sinistra un ufficio più ordinato, ma umanamente vuoto
che fa da cassa di risonanza al telefono
che suona, suona, suona.
Beh, al lavoro risponderei io, la legge in ufficio è
che chiunque passi davanti ad un telefono che squilla risponde.
Potrebbe essere un cliente e,
a costo di prendere solo nota per il collega,
è fondamentale rispondere e fare sentire l’interesse.
Già. Ma qui mica sono il capo.
Qui sono cliente, visto che il servizio sanitario lo pago.
Inoltre dovrò pagare anche i consigli che mi daranno oggi.
Già, però penso anche che sono anche il titolare di questo ufficio,
visto che rappresento la comunità che nel suo insieme ha deciso
di averlo e mantenerlo questo ufficio.
Allora….che faccio rispondo o no?
Potrei almeno rispondere che non c’è nessuno
e lasciare un biglietto a chi verrà…
”Ha chiamato il signor tal dei tali
e vorrebbe sapere se la sua copertura inail
è ancora valida...etc…etc…richiamatelo per favore allo….”.

Sono cliente,
titolare
ma senza autorizzazione a fare del bene
e devo anche scappare a fare il mio lavoro.
Qui non si vede anima viva.
Vabbè, lasciamo che squilli.
Sono o no un viaggiatore internazionale?
Un indiana jones del 2006?
Continuo ad esplorare…
Stanze dedicate a spirometrie,
ambulatori,
targhette con nomi di medici ectoplasmatici.
Tutte vuote.
Sembra un film che vedevo da ragazzo
in cui una epidemia aveva sterminato quasi tutti
e rimanevano solo pochi sopravvissuti.
Ecco si, mi sembra di essere un sopravvissuto che
vaga in un edificio trafugato da Berlino est.
Sento dei passi.
Due persone scendono dalla scala con passo lento e pesante.
Girano verso di me.
Finalmente.
Ma come fossi fatto di aria mi trapassano
ed escono dalla porta principale.
Ho sorriso e salutato.
Niente da fare.
Non attacca.
Chissà chi erano.
Mica si capisce da qualcosa
chi lavora qui e chi invece fa il turista.
Mi siedo.
Una mosca sul vetro dimostra un dinamismo distonico
rispetto all’ambiente
che mi
incuriosisce.
La natura che non si adatta ai ritmi ed alle abitudini umane.
Ma la mosca, è scritto,
qui morirà.
Troppo dinamismo.
Leggo uno dei mille poster attaccati alla rinfusa su tutti i muri
che consiglia alle badanti straniere
di telefonare ad un numero verde per denunciare abusi.
Immagino che il portinaio che manca qui
sia andato a rispondere a quel numero verde.
Un altro poster mi informa che esiste una via di uscita all’alcolismo,
non mi dice quale,
ma è già un raggio di sole saperlo in questa situazione.
Vorrei bere per sentirmi meno solo.
Alzo gli occhi e leggo “Sala di attesa viaggiatori internazionali”.
A dire la verità è una sala d’aspetto anche per altre categorie,
ma “viaggiatori internazionali” è sottolineato, le altre categorie no.
Curioso.
Chissà perché.
Mi siedo.
Se è una sala di attesa…attendo.

9.45
Entra una signora con un viso da nonna buona.
Mi sollevo, è vestita di bianco, con una casacca.
Potrebbe essere una infermiera. O quasi.
Le chiedo informazioni.
Non mi sbaglio, è buona.
Mi dice che secondo lei mi sono confuso.
Oggi le due persone con cui ho appuntamento non ci sono.
Hanno un convegno.
Io sono molto sicuro perché ho chiamato
due volte per sicurezza.
E ho anche chiesto i nomi delle persone
che dovrebbero consigliarmi.
Dopo qualche reticenza li ho avuti
e ora sono proprio sicuro del fatto mio.
La signora è gentile.
Forse ha “viaggiato internazionalmente”…
chiama qualcuno…io ascolto.
No, questo signore non le sa dire proprio nulla.
La voce rimbomba tra gli androni silenziosi
ed illuminati dai neon tetri e scarni
che vivono appiccicati ai soffitti di questo posto.
Davvero desolante e sciatto questo posto.
Mi dice di salire le scale e parlare con un responsabile,
le chiedo il nome, non me lo dice,
in questi posti non è una bella cosa chiedere i nomi,
si nota che ti guardano come se fossi uno
di striscia la notizia.
Salgo. Sulla sinistra del primo piano,
in un ufficio silenzioso,
un uomo e una donna discorrono dei fatti loro
appoggiati sugli schienali delle sedie,
mi guardano come se li avessi sorpresi
ad importare armi in Iraq.
Chiedo dove posso trovare il responsabile.
Prossimo ufficio.
Il responsabile sta telefonando.
Aspetto.
Finisce la telefonata.
Busso. Entro. Mi sento come se avessi il naso sporco
tanto è lo stupore con cui mi fissa.
Mi spiega che lui non sa ma che c’è sempre qualcuno
che svolge l’attività che mi serve
basta che vada giù in sala d’attesa.
Appunto, in sala d’attesa.
Chiedo il nome della persona che dovrei vedere.
“Un addetto sanitario” mi risponde il responsabile.
Di ottenere un nome qui non se ne parla.
Vietatissimo, come se fossimo a Los Alamos
durante la guerra fredda.
Chissà se “Sanitario” sarà il nome o il cognome…
Ci vado.
Aspetto il signor Sanitario (penso che sia il cognome).

Sono le 10 meno 10 minuti.

Passa la signora in bianco
che mi dice che se nell’ufficio c’è la borsa è un buon segno,
significa che
il signor Sanitario c’è.
Non sa dove ma c’è.
Bene. Finalmente una certezza.
Sento sbatacchiare una porta interna,
esce un medico, immagino dalla veste.
Mi guarda e credo che la mia espressione
gli ispiri tenerezza (tutti cerchiamo di ispirare tenerezza
quando siamo negli uffici pubblici
e soprattutto negli uffici sanitari
sembriamo tutti dei cuccioli di koala ).
Gli spiego cosa cerco e mi dice che sono nel posto giusto
ma che sono in anticipo, in effetti

sono le 10 meno 2 minuti
e che appena finirà un lavoro mi chiamerà.
Devo solo avere un po’ di pazienza. Dote che non mi manca.
Tanto ho il blackberry, posso lavorare ovunque.

Esco alle 10,50
dopo aver ricevuto tutti i consigli che cercavo
e avere incontrato non uno ma due medici
che mi sono sembrati molto seri ed impegnati a dire la verità.

Beh..
in portineria e negli uffici sempre nessuno...
avrei potuto uscire con una scrivania sulla schiena
e non avrebbe fatto molto scalpore.

Mi chiedo ma io sono cliente e titolare di un posto così?

Ma qualcuno me lo ha chiesto cosa preferisco?

Mi chiedo cosa succederebbe
se qualcuno fosse realmente responsabile
per queste strutture?

Mi chiedo se pubblico significhi per forza
de-responsabilizzazione,
tristezza
e desolazione.

Perché oltre al servizio in sé la gente chiede anche
metodo, gentilezza, garbo, attenzione.
Rispetto.
Penso a tutta quella gente di buona volontà
che affronta situazioni disagiate
per lavorare con impegno nel pubblico impiego
accomunata a tanti cialtroni il cui unico scopo
è ritirare lo stipendio
senza mai ritornare un briciolo di contropartita.
Chi rifonderà i primi della perduta stima dei cittadini?

Chi salverà questi bravi lavoratori
dalle occhiate riprovevoli dei figli precari
che non troveranno più i posti di lavoro pubblici
resi troppo costosi ed inutili proprio da quei cialtroni?

E i capi di questi lavoratori?
Dove sono, cosa fanno ?
Sono complici o vittime della decadenza delle istituzioni ?
Certo che più in alto cerco, più mi aspetto responsabilità.
Non potrebbe essere diversamente.
Anche questi capi si dividono forse in due classi ?
Chi rifonderà mai tutti noi per l’ inefficienza
del sistema nel suo complesso?

E’ sempre la decisione di fare la differenza individualmente
che salverà il singolo e la comunità.

Non esistono movimenti,
partiti,
sindacati,
gruppi di pressione,
lobby,
che possano sostituire la persona.
L’unica che può dire basta a certi andazzi.

Che possa rifiutare di agire da pecora
ed accettare comportamenti lesivi della comunità.

Questa medicina non è nemmeno amara.
Essere responsabili forse può essere inconsueto,
ma certamente non amaro.
Significa decidere
che il frutto delle nostre azioni è nostro
e che anche quando è possibile nascondere la mano
dopo aver tirato il sasso si rinuncia a farlo.

Punizione o non punizione, gratifica o non gratifica.

In soldoni significa essere uomini.

Si chiamava senso civico sui vecchi manuali del liceo.

E’ stato pensionato
perché avere di fronte gente responsabile
fa paura in molti ambiti, ma credetemi,
recuperarlo sarà l’unico modo perché i nostri figli,
almeno, non sputino sulle nostre
tombe.

Il blackberry vibra.
Forse è un cliente.
O forse il mio capo.
Sarà meglio rispondere.
Sono un viaggiatore internazionale dopo tutto.

venerdì 9 gennaio 2009

GUEST POST DI TONI BRUNELLO

Appunti da 'BARCOLLANDO 2008'

Barco Mocenigo presenta una nuova maniera di fare eventi culturali.
Non solo arte ma anche incontri pubblici su argomenti sociali ed economici di grande interesse ed attualità.
Presso: Barco Mocenigo a Castello di Godego –TV
In via Marconi, 66 - Seg.tel.fax 0423.468907e-mail: info@barcomocenigo.it website: www.barcomocenigo.it

PADRI E FIGLI - IL PASSAGGIO GENERAZIONALE D’IMPRESA
dott. T. Brunello; fondatore dello Studio Centro Veneto e membro dell’Expert Group of Transfer of Business dell’U.E.

Insolito incontro a Castello di Godego, propiziato da Pier Antonio Nicoletti.
Una serata in cui si sono intrecciati gli spunti proposti da Toni Brunello e quelli proposti da Sebastiano Zanolli, con le vitali reazioni dei partecipanti al progetto Barcollando.
Il tema era legato al passaggio generazionale, che è stato visto attraverso lenti ad ampio spettro. Non solo in famiglia, ma aperti a terzi continuatori (Brunello).
Non solo nell'impresa, ma nella continuità di tutto lo scenario globale (Zanolli). Più che la continuità, è la discontinuità che ha preso il campo.
I segnali di cambiamento esterno implicano la forza e la determinazione a cambiare per chi in quello scenario deve cercar di vivere, meglio ancora prosperare per far prosperare il territorio.
Sebastiano ha proposto dati e tagli di lettura della nuova realtà, da lui scovati, che colpivano con forte immediatezza. Ma ancor più in profondità colpisce come mai sia andato a cercare proprio quelli. Come una scena di teatro leonardesca, dove si vedesse una battaglia di navi o di cavalli, e si sapesse che dietro le quinte è in azione tutto un armamentario di ruotismi.
In questo caso invisibili raccordi di conoscenze nuove, con i loro effetti sulla realtà vivibile.
Le proposte di Toni capovolgono, e forse anticipano modi nuovi di guardare all'impresa.
Non come ad una macchina meccanica da riparare in officina.
Ma come un organismo vivente come un albero, un animale, una persona o un gruppo umano, cui dare assistenza quasi da giardinieri se non da partecipi infermieri.
Il tutto cercando di caricare l'Uomo, la Donna, come responsabili principali di darsi ruoli nuovi, compatibili e adatti al nuovo paesaggio territoriale e umano.
Alcuni aforismi possono aiutare a comprendere lo spirito che ne è scaturito.

Capodanno 2009

Esperienza e fantasia quando si incontrano fanno gonfiare la mongolfiera.
La scoperta è figlia di una ricerca fertilizzata dall'immaginazione.
Un buono specchio dovrebbe restituire consigli e spingere all'azione.
Apprezzabile aver trovato certi dati. Fondamentale aver cercato quelli.
Non potrai generare altrettanto apprendimento, quanto provocando confronto.
Chi trasmette inconsapevolmente non insegna, ma stimola l'apprendimento......
ma ci vuole nei dintorni qualcuno propenso ad imparare.
Far ridere: il più arduo lubrificante per far tras/correre un discorso serio.
Troppo spesso gli anziani non sanno di essere preziosamente diversamente abili.
Sul terreno, l'esperienza tace.
L'inesperienza grida.
L'esperienza di ieri: variopinta bolla di sapone, impossibile da riutilizzare.
Le scarpe degli altri, per quanto belle, quasi certamente ti farebbero male.
La bella volée di un altro.
Non c'è manuale che finisca il punto.
Delegare è un rischio. Accentrare un 'autocondanna.
Per uno che nasce, l'ultimo giorno dell'anno è il primo da cui contare.
Sepolta sotto la valanga, alacremente scavava, in direzione della montagna.
È solo guardando fuori che puoi davvero capire dove porta l'onda.
Spesso gli altri ti "sentono" molto meglio di come ti "senta" tu.
Talora ti rendi conto che ... un piccolo tocco e ti trovi proprio sulla rotta giusta.
Certi stop e rinculi nella vita sono come la carica della fionda per il lancio.
Quando tutto intorno tende a scomparire, è il momento per ritrovare se stessi.
Rinnovarsi sta ad innovare come essere sta ad avere.
Pensare lontano allontana dalla terra.
Per reggerlo a lungo ci vogliono le ali.
La Donna vien fuori quando il travaglio è al culmine.
Mentre gli altri osservano, stupiscono, copiano, sii su un altro terreno di prova.
Non c'è stile né bella neve che tenga, per il discesista su un terreno piatto......
ma cambiando stile ed attrezzi, potrai correre l'Olimpiade del fondo.
Le stelle penetrano nel cuore, lo sciolgono, e il gelo della neve talora lo riscalda.

venerdì 2 gennaio 2009

MI SEMBRA UN BUON INIZIO...

Buon 2009 amici miei.
Buon Anno Nuovo cari compagni di viaggio.
Che sia un anno pieno di finali,
che i finali sono sempre anche inizi.
Che ci porti la sensazione di avere un debito con le generazioni che verranno e che non si può solo sgranocchiare ma serve anche seminare.
Che abbia la grazia di inculcarci nell'anima che le Istituzioni sociali, politiche, economiche contano e che non servono solo a foraggiare un parco buoi pigro e raggomitolato su sè stesso.
Che sia così intelligente da insegnarci che non c'è soluzione alternativa al cambiare modo di pensare.
Che quello che ci ha portato qui non ci porterà nel mondo che desideriamo per i nostri figli.
Energia, Cibo, Rifiuti.
Ecco dove si giocherà la partita.
Sappiamo che il petrolio non rimarrà a questi livelli.
Sappiamo che questi combustibili stanno cambiando la faccia del pianeta. In peggio.
Sappiamo che il cibo non è scarso.
E' distribuito male.
Sappiamo che è male produrre troppi rifiuti e soprattutto non riciclarli.
Chiedo al 2009 di ricordarmi queste cose che so, ogni giorno.
Gli chiedo di ricordarmi che servono luoghi aggregazione per la gente e non solo centri commerciali.
Di suonare ogni volta che non provo a slegare i rapporti umani dalle logiche solo commerciali.
Serve usare il mercato, è lui al nostro servizio non viceversa.
Senza negarlo, ma senza erigerlo a unico altare.
Il mondo ora promette poco di materiale e chiedo al 2009 di farmelo dimenticare e pizzicarmi per farmi notare che la felicità è anche altro.
Li serve concentrazione.
Altro che...
Spero che mi porti capacita educativa, la capacità di offrire qualche valore a chi mi sta accanto oltre che a me stesso.
Quante cose sto chiedendo a questo anno.
Forse troppe, forse no.
Ma so che mi ha già risposto.
Tra le gocce di nevischio e i nuovoloni gonfi.
Mi ha detto che me lo ricorderà ogni volta che metterò una giacca per uscire, che studierò un libro, che indosserò le scarpe da corsa, che leggerò una fiaba al mio bimbo, che aprirò il portafogli o la mia agenda per qualcuno che si è fermato, che anzichè piangere per una giusta disperazione, alzerò il mento e terrò duro ancora un minuto in più.
Più dell'ultimo minuto della notte.
Sei io ci sarò me lo ricorderà.
Mi semba un patto equo.
Mi sembra un buon inizio.
Buon 2009.

Il video di presentazione di "Io, societa' a responsabilita' illimitata"

Un Video che vale : Last lecture di randy Pausch

- "Ogni ostacolo, ogni muro di mattoni, è lì per un motivo preciso. Non è lì per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo. I muri di mattoni sono lì per fermare le persone che non hanno abbastanza voglia di superarlo. Sono lì per fermare gli altri".