Mc Donald. Ci porto ogni tanto i bambini.
Mai più di una volta al mese.
Ho visto "Supersize me" di Spurlock e mi ha convinto che bene proprio non faccia...
Però non riesco a battere il marketing di questi geni.
Oggi trasformer e pukka in regalo.
Ho perso ancora prima di cominciare.
Ho meno appeal di pukka...accidenti.
Piove che i campi sembrano piscine.
Quelle giornate dove il cielo e l'asfalto hanno lo stesso colore, quelle giornate dove notte, mattina, pomeriggio e sera hanno lo stesso melassoso impasto d'olio e fumo.
Mc Donald.
Un non-luogo come lo chiamano i sociologi.
Ma non serve un sociologo per capire che è un punto di incontro che non esiste in verità.
Potrebbe essere dappertutto e in nessun posto.
Popolato da tutti e nessuno.
Qui infatti non ci si riconosce e anche se ci vede e come essere trasparenti.
Trasparenti come i sacchettini che contengono le mele e l'uva.
1 euro.
Ma non li mangia nessuno.
Non si va da Mc Donald per mangiare frutta.
Come per le persone.
Non le vede nessuno.
Non si va da Mc Donald per vedere persone.
Allora mi metto ad osservare io.
L'umanità passa dal fastfood.
Il cibo riempie.
Ha un buon sapore.
Costa poco.
Tutto è colorato.
Tutto si butta via e non c'è da preoccuparsi.
Regalano cose.
Le cannucce e i tovaglioli non finiscono mai.
C'è un parco giochi gratis.
C'è il parcheggio grande. Gratis.
Nessuno ti guarda in verità.
Puoi comportarti bene o male ed è lo stesso.
Puoi curarti i denti con le dita o usare il tovagliolo come Donna Letizia ed è uguale.
Potresti anche morire e avresti la stessa attenzione di un filet 'o fish smangiucchiato lasciato sul bancone.
Ti servono persone che cambiano ogni settimana e che servono clienti che cambiano ogni giorno.
Solo mani che si passano incarti calorici.
Niente persone, solo clienti e fornitori.
Sorrido mentre penso ai mondi che si sfiorano senza mai incontrarsi.
Una pioggia di meteore incompatibili che masticano le medesime patatine fritte.
Questo posto è una profezia.
Questo posto ti dice come finirà se non cambiamo.
Questo posto è il futuro terribile possibile che sembra augurabile solo da fuori.
Se non si osserva bene.
C'è una tranquilla signora veneta di settant'anni, cotonata e con una bella tinta color miele scuro, cardigan attillato su qualche chilo in più, curata, demodè.
Si mangia un hamburger e aspetta i nipotini che giocano.
Nipotini belli biondi, ben vestiti, vivaci e sorridenti.
La signora è quanto di più locale e nostrano si possa immaginare, starebbe bene con una gondola in plastica in mano.
Dietro di lei, ma proprio dietro il vetro, sui tavolini fuori, tre nordafricani trasandati con le loro barbe da studenti coranici e borse di plastica svuotano su un vassoio una frittura comprata altrove.
Parlano a bocca piena, rumorosi e disordinati.
Li separa dalla signora un vetro di 5 millimetri.
Non starebbero mai così vicini.
Non potrebbero nemmeno guardarsi.
Non saprebbero che dirsi.
Ogni tanto si guardano ma solo per studiarsi.
Come farebbe uno gnu con un leone.
Si disprezzano. Per motivi diversi ma si disprezzano.
Sono tutto ciò che l'altra parte non sarebbe mai.
Non c'è sorriso, saluto, cenno di comprensione.
Solo lunghe strisce di pioggia lungo la vetrata che sembrano le lacrime di un mondo confuso.
Mi accorgo che siamo ad un punto morto.
Nessuno delle due parti farà mai il primo passo.
E' una crisi da egocentrismo.
Di qua e di la.
Di qua e di la si pensa di essere sempre nel giusto.
Tutti vittime e mai nessun colpevole.
Tutti Abele.
Caino sta sempre di la.
Caino sarà quello che perde.
Sento che siamo sempre ad un passo dal non ritorno se il vetro rimane li...
Ed il vetro piange e non si muove.
Bip...Bip..
Mi soccorre Einstein con una frase che trovo alla fine di una lunga mail che un amico mi scrive durante questa domenica fangosa.
La mail fa suonare il suo bip e mi distoglie dallo spettacolo interculturale a base di cheesburger, islam, cardigan stretti e coca light..."Mettiamo fine all’unica crisi che è davvero una minaccia per tutti: la tragedia di non voler lottare per superarla".
Einstein avrebbe chiuso la discussione così...
E chi sono io per non lasciargliela chiudere...pukka?
Sorrido mentre penso ai mondi che si sfiorano senza mai incontrarsi.
Una pioggia di meteore incompatibili che masticano le medesime patatine fritte.
Questo posto è una profezia.
Questo posto ti dice come finirà se non cambiamo.
Questo posto è il futuro terribile possibile che sembra augurabile solo da fuori.
Se non si osserva bene.
C'è una tranquilla signora veneta di settant'anni, cotonata e con una bella tinta color miele scuro, cardigan attillato su qualche chilo in più, curata, demodè.
Si mangia un hamburger e aspetta i nipotini che giocano.
Nipotini belli biondi, ben vestiti, vivaci e sorridenti.
La signora è quanto di più locale e nostrano si possa immaginare, starebbe bene con una gondola in plastica in mano.
Dietro di lei, ma proprio dietro il vetro, sui tavolini fuori, tre nordafricani trasandati con le loro barbe da studenti coranici e borse di plastica svuotano su un vassoio una frittura comprata altrove.
Parlano a bocca piena, rumorosi e disordinati.
Li separa dalla signora un vetro di 5 millimetri.
Non starebbero mai così vicini.
Non potrebbero nemmeno guardarsi.
Non saprebbero che dirsi.
Ogni tanto si guardano ma solo per studiarsi.
Come farebbe uno gnu con un leone.
Si disprezzano. Per motivi diversi ma si disprezzano.
Sono tutto ciò che l'altra parte non sarebbe mai.
Non c'è sorriso, saluto, cenno di comprensione.
Solo lunghe strisce di pioggia lungo la vetrata che sembrano le lacrime di un mondo confuso.
Mi accorgo che siamo ad un punto morto.
Nessuno delle due parti farà mai il primo passo.
E' una crisi da egocentrismo.
Di qua e di la.
Di qua e di la si pensa di essere sempre nel giusto.
Tutti vittime e mai nessun colpevole.
Tutti Abele.
Caino sta sempre di la.
Caino sarà quello che perde.
Sento che siamo sempre ad un passo dal non ritorno se il vetro rimane li...
Ed il vetro piange e non si muove.
Bip...Bip..
Mi soccorre Einstein con una frase che trovo alla fine di una lunga mail che un amico mi scrive durante questa domenica fangosa.
La mail fa suonare il suo bip e mi distoglie dallo spettacolo interculturale a base di cheesburger, islam, cardigan stretti e coca light..."Mettiamo fine all’unica crisi che è davvero una minaccia per tutti: la tragedia di non voler lottare per superarla".
Einstein avrebbe chiuso la discussione così...
E chi sono io per non lasciargliela chiudere...pukka?
3 commenti:
Al McDonald, come in un sacco di altri luoghi...la gente, me compreso, continua col non raccogliere perle..le rompe e basta.
Di questo dobbiamo tentare di renderci conto, pukka non ce lo dira mai, però uno come te si.
E io sono fortunato di averti conosciuto in tempo, forse..
Grazie Seba
Danpera
;) pukka non ha mai assaggiato un po di pane a legna ed una fetta di sopressa.....nn c'è bambino che resista a questo.... ed ad una passeggiata tra i campi.....Cris
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